Regia: David Macián

Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

DAL 23 NOVEMBRE NEI CINEMA

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/film-in-uscit…/3999157/2/

http://www.close-up.it/la-mano-invisibile

http://www.mymovies.it/film/2016/la-mano-invisibile/

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián

Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

DAL 23 NOVEMBRE NEI CINEMA

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

https://www.ilfattoquotidiano.it/…/film-in-uscit…/3999157/2/

http://www.close-up.it/la-mano-invisibile

http://www.mymovies.it/film/2016/la-mano-invisibile/

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián
Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián
Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián
Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

 

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián
Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

 

Regia: David Macián
Sceneggiatura: Daniel Cortázar, David Macián
Cast: Anahí Beholi, Josean Bengoetxea, Eduardo Ferrés.

Spagna 2016
80 min, DCP

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.

“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

 

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
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“Un film necessario”

In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

“Un messaggio potente”

La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”

Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

SINOSSI

In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
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“Un film necessario”
In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.

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La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.

“Tutti noi siamo loro”
Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

SINOSSI

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“Un messaggio potente”
La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.
“Tutti noi siamo loro”
Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.

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In un capannone industriale, 11 persone vengono contrattate per fare il proprio lavoro davanti a un pubblico che non vedono. Sono un muratore, un macellaio, una sarta, un cameriere, un meccanico, un informatico, una donna delle pulizie…
Opera d’arte, reality show, macabro esperimento? I partecipanti non sanno cos’hanno di fronte, nè di chi sia la mano che muove i fili di questo perverso teatrino, mordente parabola sulla precarietà del lavoro, di bruciante attualità.
“Un film necessario”
In economia il concetto di “mano invisibile” allude alla supposta capacità autoregolatrice del mercato. Secondo Adam Smith, una società libera genera una serie di meccanismi, dalla competenza all’empatia, che garantiscono un’equa distribuzione della ricchezza e del benessere sociale. “La mano invisible” presenta esattamente lo scenario contrario: l’impoverimento di un contesto lavorativo a causa di meccanismi invisibili di disumanizzazione e di precariato.
“Un messaggio potente”
La particolarità del film non risiede solo nel tipo di rappresentazione teatrale, nè in questo mettere a nudo le dinamiche disumane dell’economia contemporanea, ma nel render chiaro il ruolo dello spettatore -sia dentro che fuori dal film-, che contempla la situazione da lontano. Il pubblico guarda senza intervenire, a dimostrazione dell’assurdità e la disperazione che possono dilagare in un contesto di lavoro senza diritti nè dignità per l’essere umano.
“Tutti noi siamo loro”
Opera di denuncia sociale, e gioco di prestigio narrativo, con un fantastico gruppo di interpreti, “La mano invisible” è pura identificazione. Perché tutti noi siamo loro.