REGIA Nely Reguera
SCENEGGIATURA Nely Reguera, Eduard Solà, Valentina Viso
FOTOGRAFIA Aitor Echevarría
MUSICA Javier Rodero
PRODUZIONE Fasten Films, BTeam, RTVE, Movistar+, TV3

CON Carmen Machi, Itsaso Arana, Dèlia Brufau, Arnau Comas, Yohan Lévy

ANNO 2022
NAZIONALITÀ Spagna/Grecia
DURATA 99 min.

SINOSSI 

Marisa, una dottoressa in pensione, si offre come volontaria per una ONG in Grecia. La regola è mantenere un distacco emotivo dai rifugiati. Ma presto la donna si affeziona ad Ahmed, un bambino traumatizzato dalla scomparsa dei suoi genitori: determinata a cambiargli la vita, Marisa intraprende un percorso che la porterà ad esplorare i limiti tra l’amore per il prossimo e il bisogno di sentirsi utile. Dramma politico e punte di umorismo nell’acuta opera seconda di Nely Reguera. Carmen Machi in stato di grazia.

APPROFONDIMENTO

Quando arriva in Grecia, Marisa si rende conto quasi subito che per la gestione del campo profughi è più importante rispettare le regole del sistema piuttosto che aiutare davvero. Le sue “cape”, rappresentanti della ONG che si occupa dell’accoglienza, dall’alto della loro importante posizione di salvatrici, hanno come missione quella di controllare tutto e non permettono a Marisa né di soddisfare, né di adattarsi ai bisogni personali dei bambini; tutto questo sembra essere fuori dal protocollo. Pertanto, Marisa prende l’iniziativa nonostante le regole, specialmente dopo essersi affezionata ad Ahmed, un bambino traumatizzato dalla scomparsa dei suoi genitori, che non parla e va in giro con il suo cane. Determinata a cambiare qualcosa in questo mondo senza cuore, Marisa intraprende un percorso con Ahmed con l’obiettivo di adottarlo, un momento a partire dal quale inizia un vero scontro non solo con il sistema, ma anche con se stessa.

A prima vista, l’impulso di fare volontariato implica altruismo e desiderio di aiutare, ma, siamo onesti, è anche un mezzo per affrontare la solitudine sociale e per espiare le colpe coloniali del primo mondo. Nell’equilibrio instabile tra le due facce di questa virtù contemporanea e crescente nel mondo del lavoro, si colloca La voluntaria di Nely Reguera, presentato al Festival di Malaga, e all’ultima edizione del Festival del cinema d’autore di Barcellona (D’A).

I “ribelli” di oggi difficilmente metterebbero a rischio la propria comfort zone, tanto meno sarebbero disposti al sacrificio. E quando il loro comfort è messo in pericolo, si ritirano in lacrime, ma ovviamente sollevati. Il personaggio di Marisa è un esempio di questo registro, profondamente analizzato e contraddittorio. Certo, ha ottime intenzioni di amare e aiutare, ma semplicemente non è in grado di farlo. Si rivela essere un’eroina tragica, perché è l’unica nel suo ambiente che almeno comprende la sua incapacità di essere pienamente empatica, una percezione da cui probabilmente deriva la sua profonda solitudine. I lavoratori della ONG non concepiscono minimamente l’idea che il sistema possa sfruttare i rifugiati, mentre in realtà devono il loro lavoro e il loro status sociale alla pessima situazione degli immigrati.

Il film solleva molte domande e alla fine lascia lo spettatore con diverse risposte scomode sull’ipocrisia occidentale e coloniale nei confronti dei rifugiati che pretende di gestire la crisi quando in realtà simula soltanto preoccupazione, e sul conformismo come norma di comportamento data ormai per assunta nelle società del primo mondo. Per comunicare il suo messaggio multidimensionale, il film si appoggia principalmente a Carmen Machi, che esprime autenticamente e complessamente l’ambiguità del suo personaggio, le sue esitazioni e i sentimenti di impotenza, fornendo così un’immagine impressionante del vicolo cieco a cui l’indisponibilità emotiva porta l’essere umano.

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